martedì 17 gennaio 2012

Credo che Ortona ha bisogno di noi. E tu cosa credi?

 Ortona in verità non ha moltissimi abitanti, non è una grossa metropoli; diciamo più un paesello che aspira a diventare una città. Ho sentito dire, pensate, che vogliono cementificare tutto e quadruplicare la popolazione, mha, ne hanno di grilli in testa questi politici nostrani. Hanno perso lunghi anni a cercare di capire che volto dare al nostro paese, per giunta senza mai esserci seriamente riusciti, ed ora che non sanno più come cambiarlo, il paese sta cambiando da se. Complice questo brutto momento che sta travolgendo l'Italia e non solo, molti giovani sull'orlo di una crisi esistenziale hanno dovuto reinventarsi un lavoro dopo averlo perso. Alcuni di loro hanno già scelto di cambiar paese cercando altrove un futuro migliore; altri invece hanno incrociato le dita, e sperando di migliorare il loro futuro, hanno deciso di investire risorse intellettuali ed economiche proprio qui ad Ortona; altri ancora addirittura, hanno incrociato le dita ma con le braccia conserte, aspettano che sia il futuro a migliorarli, cercando un lavoro adatto a loro. Non molti anni fa ricordo come era dolcemente angosciante uscire di sera. Le mete erano poche, e per giunta mal distribuite. Bhe, perlomeno sapevi che ovunque andavi la gente c'era, e vuoi per i portafogli ancor pieni, e vuoi perchè appunto, i posti di ritrovo erano davvero pochi, si faceva subito a riempirli tutti. Ora però le cose sono cambiate, i portafogli sono quasi vuoti ma, i locali serali sono aumentati notevolmente. Mi viene spontaneno passarmi una mano tra i capelli, lo faccio sapre quando penso a qualcosa di importante. Cosa c'è di più importante del nostro futuro? Sento che se un sessantenne leggesse queste mie poche righe mi darebbe ragione, anzi, forse prenderebbe il mouse incazzato, e cliccando sui commenti mi farebbe pesare il fatto che loro, negli anni settanta, hanno lottato per cambiare il prensete e darci un futuro migliore, mentre noi, quando si tratta di unirci per cambiare qualcosa, finiamo sempre e solo per cambiare le nostre  idee. Non potrei dargli torto, in quei tempi i Padri ti educavano, ti prendevano da bambino, ti inculcavano degli ideali che nel bene o nel male diventavano parte di te, e tu, crescevi lottando per vederli realizzati. Bhe, per lottare non intendo con la falce ed il martello, è da troppo tempo che questa parola si associa con questo simbolo; per lottare intendo partecipare al cambiamento, il modo e il tempo non contano, credo che sia  semplicemente importante collaborare tutti insieme affinchè qualcosa cambi in meglio. Oggi i padri poltitici non esistono più, la politica ha perso tutto il suo valore e gli ideali non si sa più dove stanno di casa. Si è mescolato tutto come in un gran minestrone e cercare l'ago nel pagliaio è un'impresa ardua che richiede impegno, credo e dedizione. Personalmente non mi inquadro in nessuna fazione politica esistente oggi, direi volentieri di essere anarchico, salvo che non so precisamente cosa sia l'anarchia, e ammesso che mi ha affascinato tantissimo leggere Bakunin, non dirò affatto di essere anarchico. Però credo in una cosa, credo nel cambiamento, perchè è l'unica cosa che pur cambiando in continuazione non cambia mai nel contenuto. Credo nella collaborazione, e oggi come non mai, spero che questo caos svegli lo spirito di partecipazione, affinchè tutti insieme, unendo le nostre forze, riusciremo finalmente a migliorare qualcosa. Almeno per Ortona. Credo che Ortona ha bisogno di più idee e di meno laboratori; credo che Ortona ha bisogno dei giovani e che i giovani hanno bisogno di restare uniti per essere ascoltati; credo che più liste civiche non è sinonimo di più democrazia; credo che la vecchia politca quando promette cambiamenti, in realtà sa che è l'ultima carta da giocare, per sperare di rientrare per l'ennesima volta a palazzo; credo che Ortona ha bisogno di posti di lavoro affinchè i portafogli tornino di nuovo pieni; credo che solo con i portafogli di nuovo pieni, il vertiginoso numero di locali che hanno aperto, potranno lavorare tutti; credo che Ortona ha bisogno di mezzi di informazione che stimolino i giovani ad interessarsi alla vita cittadina; credo che Ortona è un paese ricco di risorse, ma solo sfruttandole per il bene comune, è possibile scoprire la ricchezza che nasconde; credo che Ortona ha bisogno di anche del turismo e di un centro di accoglienza turistica; credo che Ortona ha bisogno di una Consulta Giovanile affinchè dia voce al suo futuro; credo anch'io che "questo mondo non ce l'abbiamo in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli". Credo che Ortona ha bisogno di noi. E tu cosa credi?

martedì 25 ottobre 2011

Continuavano a chiamarla verità


Ho creduto per una buona dose di tempo a tutto quello che hanno voluto farmi credere verità. Per tutto quel tempo, io, non riconoscevo il bianco, adoravo il nero, ma vedevo tutto grigio. Parlavo tanto, ma non amavo la fatica del pensare, per tagliare corto dicevo sempre: la verità si trova nel mezzo; questo detto cinese, mal capito dai romani, ha esortato per anni la mia pigrizia. E più passavano gli anni, e più quella maledetta frase continuavo a sentirmela così insistentemente ripetuta, che un bel giorno decisi di ragionarci su.
Per esempio pensai, forse la verità non esiste, ma capii subito che la mia pigrizia dominava ancora sui primi passi, di quella curiosità che a breve prese il sopravvento su di me. Iniziai a credere che la verità fosse unica, ma che in fondo non poteva essere la mediazione di due menzogne. La verità è nel mezzo della realtà, perchè costituisce il fulcro centrale del reale, insomma è il suo principio. Tutti i punti, compresi tra la verità e la realtà, a sua volta sono veri, quando, in relazione con il centro, tendono sempre più ad avvicinarsi ad esso. La menzogna invece nega il centro, e la difficoltà a essere riconosciuta e scoperta, è in relazione al suo grado di sofisticazione; cioè dipende dalla sua vicinanza dal centro.
 Questa vicinanza a sua volta conferisce alla menzogna il suo proprio grado di verità e dunque di realtà; nel senso che: la menzogna è una VERA falsità.
Iniziai a scuotere il capo, capii presto che l'unica cosa da fare non era abbandonare la ricerca, si, le cose iniziavano a mettersi male. Avevo sprecato una manciata di anni della mia vita, a cercare una spiegazione a quella maledetta frase che, a forza di dirla e sentirmela dire, ora, quasi non vorrei riscriverla: la verità sta nel mezzo.
Sapevo che fingere di crederle verità, sapendole menzogne, non era il modo giusto per autoconvingermi di non essere come loro, ma decisi di continuare a sentire le loro menzogne, un po per curiosità, ma anche un po per errore.
 Ogni volta che intuivo una menzogna, e vuoi per sagacia e vuoi per esperienza, dopo, mi sentivo sempre più un loro complice. Non poteva essere giusto negare a molti, quello che è di tutti. La conoscenza non può appartenere. La conoscenza può solo essere scambiata, anzi no, regalata.
 Da oggi ho deciso, farò di tutto per scoprire intorno a me, chi davvero ha ancora degli ideali nei quali credere, e di questi credero solo a coloro che avranno la forza e la volontà di trasmettere agli altri cio che bensa buono e giusto.  Immagino sarebbe terrificante vivere una vita sapendo tutto e non dicendo a nessuno niente. Magari poi, prima di morire scopri che tutto quello che credevi di sapere, in verità non era niente, oppure era tutto, ma ora che sei morto, quel tutto è niente.

sabato 29 gennaio 2011

Ortonese, predichi bene e razzoli male!

Ciao a tutti mi chiamo Andrea, ho 23 anni e da circa 21 vivo a Ortona, ero ancora troppo piccolo per ricordare com'era la prima città che ho abitato, però penso di aver capito, forse non al punto di tracciarne un quadro preciso, come sono i miei compaesani ortonesi. L'Ortonese è, come forse tutto il resto della popolazione italiana, una persona che non sa bene cosa vuole, salvo che sa alla perfezione di non volere quello che ha.
Sembra colossale direte voi, ma ora proverò a spiegarvi cosa intendo. Ricostruisco: circa un anno fa di questi tempi Andrea Fiamma, -un amicizia che coltivo fin dai tempi delle scuole medie-, mi ha contattato per propormi un progetto a mio avviso molto interessante, quello grazie al quale ora mi trovo qui seduto alla mia scrivania a comporre questo pensiero.
Il progetto consisteva a tout court nel dare la possibilità a giovani aspiranti pensatori, di esprimere le loro idee fini ad informare chi avesse avuto intenzione di iniziare a leggerci. Il tutto mettendo in piedi una redazione di un mensile locale.
Una sfida davvero molto ambiziosa, ma che abbiamo deciso di intraprendere a seguito del rifiuto di un giornale ortonese, alla nostra previa richiesta di collaborazione con il loro quindicinale.
In realtà non è stato un vero e proprio rifiuto loro, ma nostro, in quanto per la collaborazione ci chiesero una cospicua somma di denaro, denaro che ora grazie alle pubblicità che siamo riusciti ad inserire, investiamo per stampare mensilmente il nostro foglio gratuito.
A distanza di tempo posso dirmi soddisfatto della scelta fatta e vi dirò perchè: spendere denaro per essere liberi è meglio che spenderlo per essere assoggettati alle libertà altrui.
Purtroppo il panorama dell'informazione col tempo sta piegandosi sempre più asservito dai circoli viziosi del potere politico, tant'è vero che ogni volta che sentiamo parlare di una notizia, ora più che mai ci viene da domandarci dove sia la linea sottile tra verità ed invenzione. Un tempo credevo che giornalisti così si trovavano soltanto nelle redazioni di grosse testate, costretti dalla fame di denaro a servire i fini di altri, ma col tempo ho cominciato ad apprendere che anche nei giornali locali il modo di fare giornalismo sta cambiando.
A mio avviso sta diventando un vero schifo e spero mi scusiate per il termine. Solo oggi dopo anni di abusi le opposizioni si ricordano che esiste una moralità; opposizioni che magari prima erano maggioranze, e che come le maggioranze attuali, hanno fatto tutto quanto serve per rendere ogni amministrazione sporca dal punto di vista morale. Un chiaro esempio e forse il più attuale è il caso delle parentopoli: dopo anni e anni che il popolo ha lodato schieramenti che sistemavano figli, fratelli, nipoti, amici e amici degli amici, ora quello stesso popolo si sta rendendo conto che forse proprio tutti questi abusi hanno reso il nostro paese così come possiamo vederlo oggi. Con disoccupati, cassintegrati e persone che invece di lavorare, portano a spasso divise, delle più svariate modalità per otto ore al giorno e prendendo anche uno stipendio per questo.
E' per questo che vi dico che L'Ortonese è, come forse tutto il resto della popolazione italiana, una persona che non sa bene cosa vuole, salvo che sa alla perfezione di non volere quello che ha.
Siamo pronti a fare gli ecologisti, ma quando il capitalismo batte l'ecologia si fa a gara per voltargli le spalle e cercare impiego. Ci lamentiamo perchè la nostra città non ha punti di ritrovo per ragazzi, ma quando qualcuno molto coraggiosamente prende iniziativa per creare un punto di incontro, siamo pronti a gettare fango sulla buona fede dell'impresario, e a lamentarci del fastidio che arreca alla nostra quiete. Non ci sono alternative politiche alla piccola cerchia di culi flaccidi e pance flosce che ingrassano seduti sui banchi a rappresentare la nostra volontà, e quando qualcuno si propone fautore di cambiamento lo si critica pregiudiziosamente. Insomma Ortona a mio avviso ora come ora, sembra un paese per vecchi e mi spiego: un paese dove nascere per poi partire in cerca del futuro, una volta trovato poi, dopo la pensione è forse il paese più bello da abitare, ma nell'età delle ambizioni non è un paese dove poter puntare sul proprio futuro. Bisognerebbe riqualificare la zona al fine di produrre investimenti lavorativi per i nostri successori, e spero si vada formando col tempo, una classe politica che non pensi solo ad ingrossare le loro pance, ma che diano speranza e futuro ai giovani che verranno. 
                                                                                                                                           Andrea Marinelli

martedì 7 dicembre 2010

L'ex convento S. Anna chiude i battenti alle scorribande di studenti barbari.

Solo quattro anni fa la biblioteca comunale veniva trasferita dal Palazzo Farnese, nel complesso cistercense delle ex suore di S. Anna. Di li in avanti sono stati necessari continui e numerosi lavori di manutenzione per mantenere l'ex chiostro trecentesco pulito ed ordinato. In quest'ultimo periodo però, mi preme dirlo, la maleducazione giovanile ha preso sempre di più il sopravvento, e nonostante i continui richiami del personale, giornalmente i muri vengono ricoperti di scritte indecifrabili e graffiti di ogni sorta che, se fossero risaliti anch'essi al trecento avrebbero davvero interessato filologi e paleografi di tutta la Romània, ma purtroppo sono solo la dimostrazione dell’attuale menefreghismo giovanile per una delle tante strutture, patrimonio di tutta la cittadinanza ortonese. A seguito di questi barbarismi l'amministrazione comunale ha preso la dura decisione di chiudere il chiostro al pubblico con delle inferriate che a breve tempo verranno installate, concedendo così il solo accesso alle due sale studio, peraltro insufficienti a contenere l’ondata di giovani studiosi. Ora signori mie sia ben chiaro a tutti che questa mia invettiva non vuole puntare il dito contro nessuno, ma solamente far riflettere. La biblioteca infatti è frequentata ogni giorno da un numero sempre maggiore di ragazzi ed è chiaro che solamente un esiguo numero di questi possono essere definiti barbari, mentre la maggior parte vi si reca per studiare davvero. Quindi in qualità di officina ci sembra opportuno proporre un’alternativa valida alla completa messa al bando del chiostro. Dunque spero che all’amministrazione comunale giunga il nostro intento. Non sarebbe forse meglio mettere a norma il chiostro adibendolo come terza sala studio? Magari presentando un progetto per il recupero di questo ex convento così culturalmente importante, si riescono anche ad ottenere dei fondi e magari sovvenzionamenti da privati desiderosi di pubblicità, cosicché tutti abbiano la possibilità di trovare un luogo tranquillo dove passare il pomeriggio piegati sui libri. Noi ci impegneremo con l’aiuto di qualche architetto a presentare questo progetto in Comune e a trovare qualche società intenzionata al restauro e poi chissà, magari accoglieranno la nostra richiesta. I giovani nel loro piccolo potranno aiutarci mettendo da parte bombolette e pennarelli indelebili, e magari tirando fuori un libro e una matita per gli appunti.

venerdì 5 novembre 2010

SIAMO O NON SIAMO IL FUTURO DELLA NAZIONE?

Come molti di voi sapranno mercoledì 3 novembre si è svolta ad Ortona una manifestazione degli studenti di tutte le scuole Ortonesi e non, contro la riforma detta Gelmini.
"Finalmente ci siamo uniti" è il titolo che Marco Toccaceli Blasi, rappresentante degli studenti del Liceo Scientifico di Ortona, ha dato al suo articolo inviato direttamente ad "Officina Ortona News". Lo pubblicherò sul mio Blog, ringraziandolo per questa voce che parte direttamente dal cuore dello sciopero.
Ho deciso di pubblicare l'articolo di Marco qui, dopo aver letto in rete alcuni commenti che tendevano a sminuire l'operato dei ragazzi, affinchè questa voce non rimanga nascosta eccolo qui, senza ritocchi e manipolazioni. 
Finalmente ci siamo uniti!     di Marco Toccaceli Blasi

Dopo 3 anni nei quali non si sono visti scioperi degli studenti organizzati come si compete ( l’ assenza da scuola da parte di un numero esiguo di ragazzi per la colazione al bar e la passeggiata per il corso non può dal mio punto di vista essere considerato uno sciopero) c’è stato il tanto atteso passaggio del testimone che dimostrasse che i ragazzi in questa città ci sono ancora e non stanno dormendo. L’ ultima ondata di scioperi risaliva al 2008 quando tutte le scuole si sono trovate ad organizzare egregiamente autogestioni e occupazioni ma da lì non era più successo alcun che di rilevante. Seguendo l’ esempio di altre città dove si manifesta da tempo circa 300 ragazzi provenienti da tutte le scuole superiori di Ortona hanno manifestato il loro dissenso contro la riforma Gelmini effettuando una manifestazione che sicuramente non è passata inosservata. Partendo dallo stadio comunale fino ad arrivare in piazza della Repubblica passando opportunamente sotto la sede del comune hanno animato la manifestazione con frequenti cori e vari striscioni che hanno notevolmente aumentato la visibilità anche grazie all’ aiuto di pochi ma esperti ragazzi di Lanciano che essendo abituati a manifestare hanno dato una notevole mano agli organizzatori. Fortunatamente non sono stati esposti vessilli richiamanti partiti politici e non sono stati compiuti cori di parte perché si è tenuto a precisare che la manifestazione non aveva niente a che fare con la politica perché i tagli alla scuola sono iniziati con il decaduto governo di sinistra e adesso stanno continuando con la destra al potere. Il dissenso si basa soprattutto sui tagli che il decreto sta apportando alle scuole pubbliche che comprendono sia le superiori che le università creando una privatizzazione dell’ istruzione che con poco tempo potrebbe portare danni irreparabili all’ intero sistema italiano, non garantendo una adeguata istruzione a tutti i cittadini. Oltre a questo problema che salta più all’ occhio ce ne sono altri. Alcuni legati alla scuola superiore come l’ eliminazione dei precari per aumentare l’ età pensionabile oppure l’ eliminazione delle supplenze e dei corsi di recupero, altri riguardanti le università come il licenziamento dei ricercatori o l’ introduzione di un consiglio d’ istituto chiamato governance che non prevede una piccolissima rappresentanza degli studenti. Una cosa importante da sottolineare è la quantità di informazioni sul motivo dello sciopero che tutti i manifestanti erano riusciti ad avere grazie ad alcuni volantini opportunamente distribuiti nei giorni passati e alle copie di Officina Ortona News, che ha permesso a tutti di conoscere i veri motivi dello sciopero ( sembra un paradosso ma spesso succede che neanche i manifestanti siamo informati). Per concludere volevo ringraziare tutti i ragazzi che hanno aderito alla manifestazione e sollevare una critica contro tutti quelli che hanno preso questo sciopero come un motivo valido per non andare a scuola e hanno preferito rimanere a casa.




"Bravi ragazzi fatevi sentire, ma credete sempre in ciò che fate". Per chi è interessato all'argomento, suggerisco di prendere gratuitamente il numero di Novembre di "OfficinaOrtonaNews" cercheremo di continuare ad informarvi, abbiate almeno voglia di leggerci, non date ragione ai grandi.

mercoledì 20 ottobre 2010

D.L.133/2008

Ciao Ragazzi come vi avevo promesso nell'editoriale di OfficinaOrtonaNews del mese di Ottobre, ecco le informazioni in più sulla Riforma Gelmini affinchè abbiate un'idea chiara di cosa stia succedendo al nostro sistema Universitario. Io mi limiterò a spiegarvi brevemente cos'è una riforma. Poi pubblicherò un articolo apparso nel giornale Universitario "Rombo" a cura della lista 360° con il loro consenso ovviamente.  Vi invito inoltre, per maggiori informazioni a visitare il loro sito su "www.360press.com" e a contattarli su "lista360@gmail.com", sono ragazzi in gamba e disponibilissimi.  Torniamo a noi aprendo un qualsiasi dizionario alla lettera R, e cercando attentamente la parola Riforma si può leggere: modifica volta a dare un nuovo e migliore assetto gestionale e funzionale a un sistema chiuso, in particolare in ambito politico, sociale, economico. Dunque, per pervenire all'ottimizzazione gestionale e funzionale del sistema in questione esistono due strade percorribili: quella della riforma correttiva e quella della riforma strutturale. Mi sembra opportuno spiegarle brevemente entrambe. In sostanza le riforme correttive sono di tipo normativo, mentre quelle stutturali  sono di tipo economico. Ma entrando un pò più nello specifico le riforme correttive sono quelle che, senza mettere in discussione le potenzialità e le capacità di funzionamento del sistema, ne ravvisano una inefficienza nel produrre gli effetti previsti in rapporto ai costi d'investimento sostenuti; mentre le riforme strutturali, propongono il cambiamento radicale del sistema investito dalla riforma, contestando quindi, tanto l'efficacia, quanto l'efficienza. La riforma Gelmini è di tipo strutturale. Lascio ora spazio a due documenti riportati su www.360press.com.



2010_02_06
*La Facoltà di Lettere e Filosofia contro il DDL Gelmini

Riportiamo il documento approvato all’unanimità dal Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, redatto con la partecipazione dei rappresentanti degli studenti di 360 Gradi, nel quale viene dichiarato lo stato di agitazione permanente contro il DDL GELMINI:
“Nella sua seduta del 22 settembre 2010 il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “G. d’Annunzio” rileva che il progetto di riforma dell’ordinamento universitario (DDL 1905 “Gelmini”) attualmente in discussione alla Camera dei Deputati produrrebbe, qualora approvato nella forma attuale, un grave depauperamento nell’ambito dell’istruzione superiore e della ricerca scientifica, ponendo, tra l’altro, le basi per un progressivo smantellamento della funzione pubblica dell’istituto universitario, con gravissimo nocumento alla condivisione democratica del sapere e alla sua libera espressione e circolazione.

Determina sconcertata preoccupazione un disposto di legge che pretenderebbe di innalzare il livello qualitativo degli atenei italiani agli standards europei sottraendo risorse alla didattica attraverso il drastico ridimensionamento del corpo docente e la precarizzazione di una parte qualificata e indispensabile di quello; mentre i tagli all’istruzione pubblica operati negli ultimi anni e previsti nella prossima manovra finanziaria determineranno un sempre minore afflusso di risorse economiche, tale da mettere a serio rischio la qualità e la quantità della ricerca scientifica, mortificando l’effettiva capacità di offrire una seria qualificazione professionale alle giovani generazioni, e rischiando in definitiva di compromettere seriamente il  futuro del Paese stesso.

Il Consiglio di Facoltà, unanime, sottolinea in particolare che:

1.Nella riforma è del tutto assente un progetto credibile di università pubblica, democraticamente impostata e adeguatamente sostenuta,  che costituisca il cardine dello sviluppo italiano e delle prospettive di qualificazione scientifica e culturale dei giovani, tale insomma da determinare anche concrete ricadute sul piano degli sbocchi professionali.
2.La riforma lascia del tutto irrisolta tanto la questione dello status giuridico dei ricercatori quanto il nodo del reclutamento, mettendo a serio rischio il ricambio generazionale all’interno delle strutture universitarie.
3.Facendo della GOVERNANCE, termine tipico dei consigli di amministrazione di banche e imprese private, il fulcro della sua amministrazione, la nuova Università prospettata dalla riforma esclude totalmente la componente accademica e studentesca dalla gestione e dalla partecipazione alle scelte strategiche della vita e delle risorse degli Atenei, i quali verranno condizionati pesantemente ed in modo univoco e magari dall’esterno nelle opzioni strategiche, sia scientifiche che culturali.
4.I tagli indiscriminati di fondi e personale rispondono al chiaro progetto di determinare forzosamente l’uscita di risorse economiche ed umane dall’Università pubblica verso il privato e/o di “privatizzare” quanto resta di pubblico all’interno del mondo accademico in modo da creare una rete indefinita di surrogati formativi, compressi a livello di personale e facilmente controllabili, in grado di soddisfare prevalentemente, se non esclusivamente, il mercato del lavoro interinale e subordinato.
5.I costi economici della riforma sono destinati ad  essere sostenuti ancora una volta dai soli lavoratori del comparto e dagli studenti, non essendo sufficienti gli investimenti del Ministero, d’altronde privo di un suo autonomo bilancio. In tal senso vanno letti i blocchi dei salari e le riduzioni degli scatti stipendiali (che fanno ulteriormente regredire la capacità economica dei lavoratori universitari rispetto a quella dei loro colleghi di ogni ordine e grado nel resto dell’Unione Europea) e l’aumento delle tasse universitarie.

Prospettata dagli organi governativi con lo scopo di qualificare l’istruzione universitaria e di correggerne vizi e deformità accumulatisi nel tempo, questa riforma, qualora fosse approvata, determinerebbe un drammatico arretramento per la complessiva crescita culturale dell’Italia, proiettandola in modo definitivo fuori dal quadro dei Paesi più avanzati, sia in termini di impegno economico per il comparto dell’istruzione superiore e della cultura, sia in termini di competitività effettiva che non può non basarsi sul solido reticolo determinato dalla ricerca scientifica e tecnologica.
E’ pertanto con grande senso di responsabilità che il Consiglio di Facoltà esprime tutta la propria contrarietà al progetto di legge di riforma, e dichiara lo stato di agitazione permanente, da manifestarsi nelle forme e con le modalità che verranno stabilite di comune accordo da tutte le componenti presenti al suo interno.”



*RICERCATORI A TEMPO DETERMINATO
lunedì, 27 settembre 2010
2010_02_05


Nel Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, nella seduta del 22 settembre 2009, i ricercatori hanno presentato un documento che è stato condiviso all’unanimità dell’intero collegio, nel quale dichiarano “la loro indisponibilità all’attività didattica non obbligatoria fino a che non ci saranno segnali certi di cambiamento da parte del Governo e del Parlamento rispetto al progetto di riforma avanzato dal Ministro Maria Stella Gelmini e ai tagli finanziari tali da provocare un pesante e irreversibile stato di crisi dell’università pubblica, nonché rispetto al blocco degli stipendi contemplato nelle more della legge finanziaria in discussione”.
Questa scelta è riferita ad un’usanza diffusa nell’Università pubblica italiana: quella di utilizzare i ricercatori a tempo indeterminato per svolgere attività didattica in modo non conforme al loro contratto, ossia per recuperare cattedre vacanti e insegnamenti, spesso necessari per il conseguimento dei CFU richiesti, che altrimenti non potrebbero essere attivati. I ricercatori infatti, arrivano anche a coprire il 40% dell’insegnamento di alcune Facoltà. Ovviamente , lo straordinario di cui si incaricano è a servizio gratuito.

Tutto ciò accade per la carenza sempre maggiore di docenti, i quali dopo trasferimenti, pensionamenti o addirittura decessi, sempre meno vengono rimpiazzati, a causa del limitato uso che si fa  e che dall’alto si ammonisce di fare delle risorse economiche disponibili. Vige sempre di più negli Atenei una dottrina del risparmio: più si risparmia, più l’Università sarà da considerare come” virtuosa”. E giusto per citare un esempio, l’Ateneo “G. d’Annunzio” si trova per l’appunto alle vette di queste classifiche.
Di ben poco valore a noi risulta invece questo tipo di risparmio, il quale in realtà va a danneggiare gravemente, oltre che l’attività didattica, il ricercatore e soprattutto la ricerca.

La nostra interpretazione viene confermata dal DDL 1905, il famigerato “Gelmini, il quale, distruggendo la struttura portante dell’università pubblica e democratica, altro non è che una riforma universitaria a costo zero, che non prevede alcun tipo di investimento costruttivo; lo stesso vale per la legge finanziaria in prossima approvazione, che taglia indiscriminatamente fondi alla cultura e alla ricerca. Una riforma e una legge finanziaria che, oltre tutto, vanno a penalizzare mortalmente la figura del ricercatore a tempo indeterminato, eliminando di fatto la sua posizione, modificata con contratti a tempo rigorosamente determinato, gettando anche questa componente nel tragico e spietato vortice della precarietà. Pertanto, la nostra associazione studentesca condivide pienamente il documento dei ricercatori della Facoltà di Lettere e Filosofia, appoggiando le loro decisioni e intendendo le loro preoccupazioni, consci del fatto che il loro presente rappresenta per molti di noi il sogno riguardante il nostro futuro.


*(materiale informatico a cura di www.360press.com)